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La storia della vitamina D inizia nel 1919 quando venne evidenziato che bambini affetti da rachitismo guarivano se esposti alla luce del sole. 

Cosa è la vitamina D

 Si tratta di una vitamina liposolubile; Le molecole in questione corrispondono a: Ergocalciferolo (D2 di origine vegetale) e Colecalciferolo (D3 di origine Animale).

Processo di sintesi endogena e assorbimento

Per esposizione alla luce solare i lieviti e le piante sintetizzano la vitamina D2 a partire dall’ergosterolo; l’uomo e gli animali invece sintetizzano la vitamina D3 dal 7-DHC (7-deidrocolesterolo). Capiamo quindi, che il fabbisogno di questa vitamina è solo parzialmente dipendente dalla dieta: alle latitudini temperate e con una normale esposizione al sole, in media, l’80% della vitamina D presente nell’organismo proviene dalla sintesi cutanea e solo il 20% dagli alimenti. 

Sintesi endogena:  legata all’esposizione della cute alla luce: avviene mediante una reazione fotolitica non enzimatica che prevede la conversione del 7-deidrocolesterolo in pre-vitaminaD3, la quale a sua volta si trasforma in colecalciferolo per un processo di isomerizzazione termica temperatura dipendente. Per esposizioni molto prolungate alla luce solare, la fotolisi è egualmente responsabile della rottura delle molecole, proteggendo l’organismo da una eventuale produzione eccessiva. 

Assorbimento della vitamina D dagli alimenti: avviene nell’intestino tenue per diffusione passiva ed attraverso trasportatori di membrana, in particolare i trasportatori del colesterolo. L’assorbimento intestinale è quindi migliorato quando la vitamina viene assunta assieme ad alimenti ricchi di grassi, mentre risulta essere compromesso da condizioni cliniche caratterizzate da mal assorbimento intestinale dei lipidi.

Essendo una vitamina lipofila una volta assorbita si deposita soprattutto nel tessuto adiposo, divenendo in tal modo poco biodisponibile. Attraverso successivi processi enzimatici di idrossilazione l’ergocalciferolo e il colecalciferolo vengono convertiti nelle forme metabolicamente più attive. 

Ruolo nutrizionale

La vitamina d svolge diversi ruoli all’interno del nostro organismo: 

  • È responsabile della modulazione dell’espressione genica di circa il 3% del genoma umano, ovvero oltre 1000 geni in vari tessuti e organi
  • Regolatore del metabolismo minerale osseo tramite l’asse paratormone (PTH) – vitD – fattore di crescita dei fibroblasti 23 (FGF23)
  • Fondamentale per il corretto trofismo del apparato muscolare: non solo stimola la sintesi di proteine muscolari, ma partecipa anche all’attivazione di alcuni meccanismi di trasporto del Calcio a livello del reticolo sarcoplasmatico che sono essenziali per la contrazione muscolare.
  • In ambito cardiometabolico emerge la capacità di modulare l’attività di alcuni sistemi endocrini, tra cui il sistema insulina-glucagone: in particolare regola la biosintesi e il rilascio di insulina da parte delle cellule pancreatiche e influenza significativamente la sensibilità dei tessuti periferici all’insulina stessa. 
  • Potenziali effetti anti-carcinogenici attribuibili alla capacità di modulare meccanismi quali: stimolo della risposta immunitaria, inibizione enzimatica, modulazione dei fattori di crescita, promozione dei meccanismi pro-apoptosi, inibizione dei meccanismi di carinogenesi prostaglandino dipendenti, inibizione dell’angiogenesi, ecc..
  • Azione sull’immunità associata ad un aumento dell’immunità innata nei confronti di differenti infezioni. 

Carenza

il deficit di vitamina D viene determinato nella maggior parte dei casi da una ridotta esposizione alla luce solare, da un diminuito assorbimento intestinale, e/ o da un insufficiente apporto tramite la dieta. La carenza viene identificata sulla base della concentrazione sierica di 25-idrossi-vitaminaD e dipende quindi dal livello-soglia predefinito, prevalentemente indicato in 50nmol/L (20ng/mL) in soggetti senza patologie del metabolismo scheletrico e minerale. 

Il maggior rischio di ipovitaminosi è presente in età geriatrica, in caso di individui obesi, e in caso di individui che non svolgono regolare attività fisica nel tempo libero.

Qualunque sia la causa, la carenza di vitamina D ha effetti sfavorevoli sullo stato di salute, in primis relativamente all’apparato muscolo scheletrico; l’ipovitaminosi di vitamina D altera il metabolismo di calcio e fosforo, determinando riduzione delle concentrazioni sieriche di questi due minerali; si associa inoltre a sarcopenia e nei casi più estremi di possono avere convulsioni da ipocalcemia ed ipofosforemia. 

Un deficit protratto determina una inadeguata mineralizzazione della matrice ossea scheletrica che clinicamente si manifesta con rachitismo in età infantile ed osteomalcia in età adulta, determinando deformità dolori ossei e aumentato rischio di frattura. Gli effetti della carenza di vitamina.

Tossicità

Fenomeni di tossicità sono descritti in caso di inappropriata assunzione di dosi 100 volte superiori all’apporto giornaliero raccomandato per l’età adulta. È quindi impossibile incorrere in fenomeni di ipervitaminosi tramite l’alimentazione o l’esposizione solare, ma si può manifestare solo in seguito ad inappropriata ingestione di farmaci derivati da vitamina D. 

Fonti alimentari

  • Olio di fegato di merluzzo (250µg/100g)
  • Pesci, specialmente quelli grassi come Aringa, Salmone affumicato (rispettivamente 19 e 11µg/100g) 
  • Fegato di suino (1,1µg/100g)
  • Burro (contenuto che non supera 1µg/100g) 
  • Formaggi: variano il contenuto proporzionalmente alla quantità di grasso presente (da 0,2-0,4µg/100g nei formaggi freschi, a 0,5-0,6µg/100g in quelli più grassi e stagionati)
  • Uova intere di gallina (2µg/100g), Tuorlo (5,4µg/100g)
  • Funghi: produttori di vitamina D2 dall’esposizione ai raggi UV-B, il contenuto dipende dalla quantità e il tempo di esposizione; la polvere di funghi sta prendendo piede come novel food proprio per le alte concentrazioni di questa vitamina

Molti paesi arricchiscono alcuni alimenti di uso comune con la vitamina D in quanto le condizioni ambientali sono particolarmente sfavorevoli alla sintesi endogena. Da alcuni anni, anche in Italia sono presenti prodotti lattiero caseari arricchiti con vitamina D e Ca.

LARN – “Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed energia, per la popolazione italiana” – V Revisione

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