Stasera mangio la pizza: cosa devo mangiare a pranzo? posso mangiare? devo ridurre i carboidrati? e se mangio anche il dolce?
Spessissimo mi vengono poste queste domande, e ritengo che ciò sia estremamente influenzato dalla larghissima diffusione di false credenze che determinano tanta confusione al riguardo.
Per normalizzare, visto che a volte si è spaventati e ci si sente soli, confesso che anche io stessa a capire, e poi applicare nella mia quotidianità, il concetto di “non esiste alimento cattivo” ci ho messo tanto tempo; sono serviti anni di lavoro sulla mia persona e soprattutto di studi.
Prendo come esempio la pizza, ma vale lo stesso per una cena fuori in corrispondenza di un’occasione, un pranzo in famiglia, pranzi e cene in corrispondenza delle feste. Questi momenti sono tanto belli, ma per i soggetti più sensibili a certi argomenti possono diventare situazioni di grande difficoltà, giornate che dovrebbero essere piacevoli diventano pessime, con costanti pensieri e frustrazione riguardo a ciò che potrebbe succedere.
Il concetto che ritengo essere uno dei più importanti riguardo ad uno stile alimentare equilibrato è: Non esiste l’alimento che fa ingrassare, tutto dipende dalla frequenza di consumo. Questo è ciò che mi continuavo a ripetere, e che una volta messo in pratica mi ha permesso di arrivare alla serenità.
Ma come mai non ritengo utile adottare restrizioni in attesa di un pasto più abbondante?
Ho svolto la mia tesi di Laurea sul sintomo dell’Abbuffata nei disturbi del comportamento alimentare: analizzando la letteratura, ed anche assistendo alle visite ambulatorali nel centro DCA dell’ospedale di Parma, ho notato come la restrizione alimentare viene inserita tra le principali cause scatenanti episodi di abbuffate e perdite di controllo.
In parole semplici: la restrizione del pranzo potrebbe scaturire in un eccessiva percezione di fame alla sera, portando l’individuo ad un consumo di cibo maggiore con possibile perdita di controllo.
Non significa che per forza si va incontro ad un episodio di abbuffata, in quanto quest’ultimo non corrisponde al semplice “mangiare più del solito”, ma fa parte di un quadro patologico ben più complesso; però credendo che un pasto differente determini danni, e tramite il tentativo di minimizzarli finiamo per mangiare di più di quanto sarebbe in assenza di compensazione.
Esempio pratico
Il mio pranzo di una domenica con prevista Pizza a cena – pasto equilibrato (ovvero contenente tutti i nutrienti), con alcune accortezze:
- Carboidrati: PASTA: ho ridotto leggermente la quantità di pasta, circa 10-20g, questo di modo da equilibrare un po di più la giornata alimentare sapendo che il pasto della sera sarebbe stato più abbondante del solito.
- Proteine: TONNO, presenti nella solita quantità
- Lipidi: OLIO EVO, presente nella solita quantità
- VERDURE: fonte di fibra, aumentate leggermente in quanto assenti a cena.
Mettere in atto accortezze non significa restringere per compensare, ma significa essere in grado di equilibrare la propria settimana alimentare per evitare di essere in costante attesa di quello che viene definito “pasto libero” / “pasto sgarro”. Un’alimentazione equilibrata non dovrebbe prevedere un “pasto sgarro”, ma dovrebbe soddisfare le voglie quando presenti, senza mai arrivare ad eccessi, sia in termini di di assunzione che di restrizione.
Ci tengo a specificare anche come la nutrizione sia sempre esremamente personalizzata, motivo per cui a volte si ha necessità di andare a strutturare il tutto in maniera differente; sicuramente però la motivazione alla base non è la restrizione in ottica di compensazione.